Il Labirinto delle Scelte: il Choice Overload Bias nel MultiversoTempo di lettura stimato: 20 min

di Alessandro Bortolotti

Ognuno di noi nella propria vita prima o poi ha in qualche modo fantasticato su come sarebbero potute andare le cose se avessimo preso delle decisioni piuttosto che altre, facendo delle scelte differenti. Un po’ come accade alla protagonista di “Everything Everywhere All at Once”, film vincitore di sette Premi Oscar, (2022). Senza addentrarci nella critica da parte di esperti, possiamo certamente apprezzare la bellezza metaforica espressa nei 140 minuti del film. 

Anche ad un occhio non esperto, infatti, risulta evidente come prevalga un costante senso di caos legato alla presenza di un multiverso, il quale è enfatizzato dalla vita ingestibile dei protagonisti. 

Infinite scelte, infiniti universi

Il regista presenta la vita quotidiana di una famiglia comune, che deve affrontare diverse decisioni tra cui pagare le bollette e trattare con un cliente poco simpatico, gestire le difficoltà familiari, l’amore e il rimpianto. La protagonista, Evelyn, come un comune Doctor Strange dell’universo Marvel, scopre una porta che la conduce in un mondo alternativo proprio mentre la sua vita sta per andare a rotoli in quell’ufficio asettico. La scoperta di questi nuovi universi e delle infinite possibilità, tra le quali è quasi impossibile scegliere, rappresenta le imprevedibili difficoltà in cui possono arenarsi le nostre aspirazioni e il nostro slancio vitale. 

Il fallimento è sempre dietro l’angolo, tristemente. È proprio attraverso questa metafora che cercheremo di spiegare come scegliere il nostro multiverso, ovvero come decidere quando abbiamo troppe scelte a nostra disposizione, o ancora meglio, come evitare di rimanere paralizzati davanti ad una vasta gamma di scelte stressanti. Ovviamente, lo scopo dell’articolo non è quello di spiegare i multiversi -Marvel e non- ma di comprendere ed analizzare in modo critico un bias che nella vita quotidiana influenza il nostro comportamento in modo decisamente significativo, il bias che affronteremo è definito dalla letteratura scientifica come “the choice overload bias”. 

Sovraccarico decisionale: il choice overload bias

Il concetto di sovraccarico decisionale è stato oggetto di diverse definizioni, con vari termini utilizzati per identificare questo bias, come ad esempio “paralisi da analisi” o “overchoice”. Tuttavia, al giorno d’oggi il termine più diffuso è “choice overload bias”, che si riferisce alla situazione in cui un individuo si trova di fronte a un numero eccessivo di opzioni tra cui scegliere, con conseguenti effetti negativi sul processo decisionale di un individuo, come indecisione, stress e insoddisfazione. 

Come spiega, ad esempio, Gianpiero Lugli nel suo libro “Troppa scelta: Difficoltà e fatica dell’acquistare”, quando siamo esposti a un’ampia gamma di alternative, può diventare difficile valutare le opzioni in modo efficace e prendere una decisione soddisfacente. Questa sovrabbondanza di scelte può causare una sorta di paralisi decisionale, in cui ci sentiamo sopraffatti dal numero di opzioni e ci troviamo incapaci di fare una scelta definitiva. È di vitale importanza descrivere o quantomeno conoscere tale bias in quanto, il sovraccarico decisionale può generare uno stato di stress, causato dalla preoccupazione di dover prendere la decisione giusta e il timore di fare una scelta sbagliata.

Questo stress può influire negativamente sul benessere emotivo e aumentare i livelli di insoddisfazione, anche dopo che la decisione è stata presa. In definitiva, il “choice overload bias” evidenzia quello che a una prima lettura potrebbe sembrare controintuitivo: un’eccessiva disponibilità di scelte può ostacolare anziché facilitare il processo decisionale. Da qui l’importanza di gestire in modo consapevole il numero di opzioni a nostra disposizione.

…un esempio pratico del choice overload bias

immagina di entrare in un ristorante e di trovarti di fronte a un menu incredibilmente lungo con centinaia di piatti deliziosi. Ogni portata sembra più invitante della precedente, ma hai solo pochi minuti per prendere una decisione, e questa della variabile temporale è fondamentale. Ovviamente, ti sentirai sopraffatto dalla scelta e inizi a leggere la descrizione di piatto, cercando di valutare quale potrebbe essere la scelta migliore.

Ma il tempo passa, il cameriere ti lancia sguardi impazienti e la tua fame aumenta, e ci sono persone in fila che aspettano che tu finisca la cena in modo che anche loro possano sedersi al tuo posto e cenare. Dopo tutto questo stress, causato dalle troppe scelte e da vari fattori stressogeni legati a fattori sociali, alla fine, finisci per scegliere un piatto, molto probabilmente a caso, sperando che sia buono.

In questo caso, il bias, forse (speriamo di no!) ti ha portato a rinunciare a una buona esperienza culinaria a causa dell’eccessiva quantità di scelte disponibili. Questo esempio mostra come un’eccessiva quantità di opzioni può portare a un’ overwhelm decisionale, impedendoci di prendere una decisione o portandoci a fare scelte irrazionali.

Barry Schwartz e il paradosso delle scelte

Lo studio del sovraccarico decisionale ha inizio nel campo della psicologia e delle scienze cognitive, ed oggi è oggetto di studio dell’economia comportamentale. Le prime ricerche su questo fenomeno risalgono agli anni ’50 e ’60, ma è stato il lavoro del rinomato psicologo Barry Schwartz a dare un contributo significativo e a suscitare un interesse diffuso a questo fenomeno.

Nel suo libro “The Paradox of Choice: Why More Is Less” – Il paradosso della scelta: perché più è meno – (Schwartz, 2004), Schwartz ha approfondito gli effetti negativi dell’eccesso di opzioni sulla psicologia e sul benessere delle persone (ne abbiamo già parlato anche qui!). L’autore sostiene che nonostante la società moderna  offra una vasta gamma di alternative in vari ambiti, come abbigliamento, alimentazione, lavoro e relazioni, questa abbondanza può effettivamente renderci meno felici e più insoddisfatti. 

Schwartz suggerisce che quando ci troviamo di fronte a un numero eccessivo di opzioni, ne derivano un senso di responsabilità crescente per la scelta, un aumento della pressione e dell’ansia dovuta ad un’altra probabilità di prendere una scelta sbagliata.

Inoltre, diventa difficile valutare tutte le opzioni e confrontarle in modo significativo, creando una sorta di “confronto sociale” in cui siamo preoccupati di fare la scelta “migliore” agli occhi degli altri. Oltre a questa pressione sociale, vi è anche la nostra incapacità di poter percepire gli elementi oggetto di scelta, in maniera ottimale (Legrenzi & Umiltà, 2016), soprattutto quando gli stimoli o i prodotti sono creati come stimoli ad hoc definiti – super stimoli – capaci di catturare la nostra attenzione attraverso un uso ottimale di colori e forme (Bortolotti et al., 2023).

Inoltre, il lavoro di Schwartz ha gettato luce su come la sovrabbondanza di scelte possa avere conseguenze negative sulla nostra soddisfazione e felicità. Ha evidenziato che, al di là delle potenziali opportunità, l’eccesso di scelta può portare a un carico psicologico ed emotivo che può compromettere il nostro benessere. La sua ricerca ci invita a riflettere su come possiamo bilanciare la disponibilità di opzioni con la capacità di prendere decisioni in modo consapevole e soddisfacente, al fine di promuovere un maggior benessere nelle nostre vite.

Diversi studi hanno esplorato gli effetti del sovraccarico decisionale in vari contesti, come ad esempio l’acquisto di beni di consumo, la scelta di un’assicurazione sanitaria o la selezione di un’opzione di investimento (Chernev et al., 2015). Queste ricerche hanno dimostrato che l’eccesso di opzioni può portare non solo ad un aumento del senso di insoddisfazione, ma anche del rimpianto per le scelte fatte e della probabilità di fare scelte irrazionali.

D’altra parte, troppe poche opzioni possono limitare l’autonomia e l’adattabilità, mentre troppe opzioni possono sopraffare e indurre stress. Trovare un punto di equilibrio è un obiettivo ambizioso ma importante per promuovere il benessere individuale e migliorare la qualità delle decisioni che prendiamo. 

Le limitazioni dell’economia classica

L’economia classica sostiene che avere più scelte è sempre meglio di aver poche scelte o scelte limitate, tale affermazione si basa sul presupposto della razionalità dei consumatori e sulla teoria del consumatore razionale – homo economicus – per intenderci (Loewenstein, 1999). Secondo questo punto di vista, i consumatori sono considerati razionali e capaci di prendere decisioni che massimizzano il loro benessere individuale.

Nella prospettiva dell’economia classica, un maggior numero di opzioni offre ai consumatori la possibilità di trovare l’opzione che meglio soddisfa le loro preferenze e i loro bisogni. Si ritiene che un ampio set di alternative consenta ai consumatori di confrontare e valutare le caratteristiche, i prezzi e gli attributi delle diverse opzioni per selezionare quella che massimizza l’utilità o il valore che traggono dalla scelta. 

Inoltre, l’economia classica sostiene che l’abbondanza di scelte stimola la competizione tra le imprese, spingendole a migliorare la qualità dei loro prodotti o servizi e a offrire prezzi competitivi. Questa concorrenza, secondo l’economia classica, crea un ambiente favorevole in cui i consumatori possono beneficiare di una maggiore varietà di prodotti, prezzi più bassi e una maggiore qualità complessiva. 

Tuttavia, sappiamo ormai bene che  l’economia classica non considera alcuni aspetti psicologici e cognitivi che possono influenzare le decisioni dei consumatori (il decoy effect, ad esempio, oppure il “costo” del cambiamento). Ad esempio, non tiene conto delle limitazioni cognitive e dell’effetto del sovraccarico decisionale, che possono causare indecisione, stress e insoddisfazione quando i consumatori si trovano di fronte a un’eccessiva quantità di opzioni.

È importante considerare che la visione dell’economia classica è solo un modello semplificato del comportamento umano, in quanto  non tiene conto di tutti i fattori psicologici, sociali e culturali che influenzano le decisioni dei consumatori nella realtà. Al contrario, altre discipline come la psicologia e l’economia comportamentale hanno evidenziato l’importanza di comprendere e considerare tali fattori per una migliore comprensione del processo decisionale dei consumatori (Carminati, 2020). 

Razionalità limitata e sovraccarico decisionale

Uno dei pionieri in questo campo è stato il sociologo americano Herbert A. Simon, che nel 1956 introdusse il concetto di “razionalità limitata”. Simon sostenne che a causa di limitazioni cognitive, informazioni incomplete e vincoli di tempo, gli individui non sono in grado di prendere decisioni perfettamente razionali.

Al contrario, secondo Simon, le persone adottano strategie di “satisficing”, cercando soluzioni soddisfacenti piuttosto che ottimali. Attraverso i suoi studi, Herbert A. Simon contribuì significativamente allo sviluppo della teoria della decisione e alla comprensione dei processi decisionali umani.

La sua prospettiva mette in luce come le persone si adattino alle limitazioni delle loro risorse cognitive e temporali, cercando di raggiungere risultati accettabili piuttosto che dedicarsi a una ricerca infinita della soluzione ottimale. Questo concetto di “razionalità limitata” ha gettato le basi per futuri studi sulla gestione delle scelte e sulla comprensione di come le persone affrontino il sovraccarico decisionale.

La ricerca di Simon e degli altri studiosi che lo hanno seguito ha contribuito a una maggiore consapevolezza dei meccanismi che influenzano le decisioni umane, portando alla comprensione che l’eccesso di scelta può rappresentare un ostacolo per una decisione efficace e soddisfacente. Questa consapevolezza ci invita a considerare strategie e approcci che ci permettano di gestire al meglio il sovraccarico decisionale e di prendere decisioni consapevoli, adattandoci alle nostre limitazioni cognitive e trovando soluzioni soddisfacenti per il nostro benessere.

Nei primi anni 2000, gli psicologi Sheena Iyengar e Mark Lepper condussero vari studi in questo campo, (si veda ad esempio Iyengar & Lepper, 2000; 2002). In un supermercato, presentarono campioni di marmellata a un gruppo di clienti in due diverse condizioni: una con 6 opzioni e l’altra con 24 opzioni. Nonostante il maggior numero di opzioni catturasse più attenzione, si osservò che le persone erano meno propense ad acquistare una marmellata quando c’erano troppe scelte disponibili. Questo esperimento divenne noto come “Effetto della Paralisi delle Scelte“. 

L’effetto paralisi è la manifestazione più comune e spesso sottovalutata del Choice Overload Bias: una “non decisione”, dovuta al fatto che l’individuo si sente sopraffatto dalle scelte disponibili e, sottoposto a un forte affaticamento decisionale e dispendio di risorse cognitive, fatica a prendere una decisione finale.

Questo effetto negativo è riscontrabile, ad esempio, quando tentiamo di organizzare un viaggio scegliendo un hotel su vari siti: la presenta di troppi alloggi disponibili ci porta a rimandare la nostra decisione fino a quando la scelta diventerà “obbligata”, ossia quando resteranno solo gli hotel che non sono stati già selezionati da altri. Una scelta semplificata, ma decisamente non ottimale (Guo & Li, 2022), che ci porta, così, a pentirci delle nostre decisioni.

Ovviamente, alcune persone soffrono più di altre di fronte a tali circostanze: ad esempio, in persone poco sicure di sé -in generale senza entrare nei dettagli psicologici del caso- la tendenza all’insoddisfazione e al rimpianto delle scelte prese post-decisione è più alta, e spesso le stesse possono sempre avere il timore che una scelta migliore potesse essere stata fatta tra le alternative ignorate (Buturak & Evren, 2017).

Nel corso degli anni, gli studi sul sovraccarico decisionale si sono concentrati su diversi aspetti, come l’influenza delle emozioni sulla presa di decisione, l’analisi delle strategie di semplificazione decisionale e l’effetto delle opzioni predefinite (default) sulle scelte delle persone. 

Perché quindi, si studia tale bias nell’economia comportamentale?

Il fenomeno del sovraccarico decisionale è diventato particolarmente rilevante nell’era moderna, in cui l’abbondanza di informazioni, la velocità dei cambiamenti e la crescente complessità delle scelte possono influenzare significativamente la vita quotidiana delle persone.

Oggi, il sovraccarico decisionale è ampiamente riconosciuto come un problema che può influire sulla nostra salute mentale, sulla produttività e sulla qualità delle decisioni che prendiamo (Stansfield, S. et al., 2011). Di conseguenza, studiosi ed esperti di vari campi, tra cui la psicologia, l’economia comportamentale e il design delle scelte, continuano a esplorare modi per affrontare e mitigare il sovraccarico decisionale in diverse sfere della vita.

L’importanza di comprendere e gestire questo fenomeno è cruciale per promuovere il benessere individuale e collettivo. Questa consapevolezza ha portato a un crescente interesse nella ricerca di strategie e approcci che ci aiutino a semplificare il processo decisionale, a ridurre lo stress e a prendere decisioni più consapevoli ed efficaci. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra la disponibilità di scelte e la capacità di gestirle in modo efficace, al fine di migliorare la nostra qualità di vita e il nostro benessere complessivo. 

Come “difendersi” dal sovraccarico decisionale?

A questo punto, potremmo utilizzare delle strategie per gestire il sovraccarico decisionale, come suggerisce la letteratura recente (Besedeš et al., 2015):

Prioritizzare

Identificare le decisioni che hanno un impatto maggiore sulla nostra vita o sui nostri obiettivi ci consente di canalizzare le nostre risorse cognitive ed emotive in modo più efficace. Invece di disperdere l’energia su scelte di minore importanza, possiamo concentrare la nostra attenzione su quelle che hanno una maggiore rilevanza. Questo ci permette di valutare in modo più approfondito le opzioni, considerare attentamente i pro e i contro e prendere decisioni più informate.

Inoltre, concentrarsi sulle decisioni prioritarie ci aiuta a ridurre le competizioni tra le scelte. Quando siamo sovraccarichi di opzioni, tendiamo a considerare ogni possibilità come altrettanto valida e rilevante. Questo può portarci a sentirsi costantemente in conflitto e a rimandare continuamente le decisioni.

Al contrario, quando attribuiamo priorità, siamo in grado di stabilire una scala di importanza e di concentrare la nostra attenzione sulle opzioni che sono realmente significative per noi. Questo riduce la pressione e ci consente di prendere decisioni in modo più efficiente. Prioritizzare le decisioni più importanti e significative è uno strumento efficace per contrastare il sovraccarico di scelte.

Ci permette di concentrare la nostra attenzione e le nostre risorse sulle opzioni che hanno un impatto maggiore sulla nostra vita, riducendo così l’ansia e la confusione associate al prendere decisioni. Inoltre, ci aiuta a evitare la competizione tra le opzioni, semplificando il processo decisionale e consentendoci di fare scelte più consapevoli e soddisfacenti.

Limitare le opzioni

Limitare il numero di opzioni a disposizione è un’altra strategia efficace per affrontare il sovraccarico di scelte e prendere decisioni più consapevoli. Quando ci troviamo di fronte a un’eccessiva varietà di alternative, tendiamo a sperimentare confusione, indecisione e ansia. Limitare le opzioni può semplificare il processo decisionale e ridurre l’overwhelm.

Una delle modalità per limitare le opzioni è stabilire criteri di selezione. Possiamo definire degli standard o dei requisiti che le opzioni devono soddisfare per essere prese in considerazione, utilizzando dei cut off tassativi. Limitare le opzioni non significa necessariamente compromettere la qualità della decisione.

Al contrario, può aiutarci a concentrare la nostra attenzione e le nostre risorse sulle alternative più rilevanti e significative. Riducendo il numero di opzioni, siamo in grado di dedicare più tempo ed energia a valutare ogni possibilità in modo più approfondito, confrontando i loro vantaggi e svantaggi in modo più dettagliato.

Automatizzare

L’automatizzazione delle decisioni è un’ulteriore strategia per affrontare il sovraccarico cognitivo e semplificare il processo decisionale. Quando automatizziamo alcune scelte, riduciamo il carico cognitivo e liberiamo risorse mentali per concentrarci su decisioni più complesse o significative. Portando un esempio potremmo dire che, una delle modalità per automatizzare le decisioni è creare routine quotidiane.

Le routine sono sequenze di azioni predefinite che seguiamo regolarmente senza dover pensare troppo. Ad esempio, stabilire una routine mattutina in cui seguiamo sempre lo stesso ordine di azioni ci permette di automatizzare decisioni come cosa indossare, cosa fare per colazione o quale percorso prendere per arrivare al lavoro.

Questo ci libera dal dover prendere una serie di decisioni ogni mattina, permettendoci di avviare la giornata in modo più efficiente. La creazione di questi processi automatici, non porta necessariamente a perdere la flessibilità o l’individualità. Al contrario, ci consente di risparmiare tempo e sforzo su scelte meno critiche, in modo da poter dedicare più attenzione e riflessione alle decisioni che richiedono un maggiore impegno.

Sfruttare le risorse esterne

 È una strategia efficace per prendere decisioni più informate e ridurre l’incertezza. Quando ci troviamo di fronte a una scelta complessa o a un’area in cui non abbiamo competenza specifica, cercare consigli o consultare esperti può fornirci informazioni preziose e prospettive diverse.

Chiedere consigli a persone fidate o esperti nel campo può offrire un punto di vista esterno e obiettivo. Queste persone possono condividere le loro esperienze, competenze o conoscenze specifiche, aiutandoci a valutare meglio le alternative e a prendere decisioni più consapevoli. Le loro opinioni e suggerimenti possono fornire informazioni aggiuntive che potremmo non avere considerato da soli, riducendo così il nostro spettro di possibilità.

È importante notare che, anche quando sfruttiamo le risorse esterne, la decisione finale rimane nostra. È fondamentale valutare attentamente i consigli o le informazioni ricevute e considerarle alla luce del nostro contesto personale, dei valori e degli obiettivi. Mentre le risorse esterne possono fornire un contributo prezioso, è sempre importante prendere decisioni autonome e assumersi la responsabilità delle conseguenze.

Conclusioni

Tornando al nostro esempio iniziale, immaginiamo di essere nei panni della nostra protagonista (Evelyn), e che il nostro processo decisionale sia come esplorare un vasto universo di possibilità. Ogni scelta che facciamo apre una porta verso una galassia sconosciuta, un mondo di alternative e opportunità che possono plasmare la nostra esperienza. Tuttavia, nella nostra ricerca incessante di esplorare tutte le galassie, potremmo chiederci se siamo in grado di conoscere appieno ogni universo o se rimarremo intrappolati in un unico punto, credendo che sia una nostra scelta consapevole. 

A questo punto, forse, la verità risiede nella consapevolezza che non possiamo conoscere ogni galassia e che non possiamo prevedere tutte le conseguenze delle nostre decisioni. Il nostro universo di possibilità è infinitamente vasto, eppure siamo esseri limitati, con risorse limitate. Ciò non significa che siamo immobili o privi di libera scelta. Possiamo ancora spingerci oltre i confini del noto, esplorare nuove direzioni e abbracciare l’incertezza con coraggio.

Possiamo cercare conoscenza, cercare consigli e consultare esperti per ampliare la nostra visione. Ma alla fine, dobbiamo accettare che alcune galassie rimarranno inesplorate e che alcune scelte saranno sempre sostenute dall’incertezza. Quindi, forse, la chiave non sta tanto nel cercare di conoscere tutto, ma nell’essere consapevoli del nostro limite e nel fare scelte consapevoli basate su ciò che sappiamo e sentiamo nel momento presente.

È attraverso la nostra apertura alla scoperta, la fiducia nelle nostre intuizioni e la volontà di abbracciare l’ignoto che possiamo danzare tra le galassie, creando il nostro percorso unico nel vasto universo delle scelte.

Quindi, al termine di questa riflessione, possiamo chiederci: saremo mai in grado di conoscere tutto e scegliere appieno il nostro “universo”?!.


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Bibliografia:

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L’autore:

Alessandro Bortolotti è psicologo e PhD in Business & Behavioral Sciences. Esperto in processi cognitivi, Alessandro si occupa di sviluppare un progetto di ricerca sulla percezione del colore nel marketing e nelle decisioni d’acquisto.

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