Il Potere del Marketing Sensoriale: Re di cuori e denariTempo di lettura stimato: 23 min

di Francesca Bellante e Alessandro Bortolotti

Nel mondo sempre più frenetico del marketing e della pubblicità, le aziende cercano costantemente nuovi modi per distinguersi dalla concorrenza, catturare l’attenzione dei consumatori e, di conseguenza, incrementare le proprie vendite.  In questo contesto, a partire dalla metà del Novecento, è iniziata ad emergere e affermarsi una nuova ed efficace strategia, inizialmente incentrata prevalentemente sull’uso di forme, colori e aromi, che oggi trova il suo picco di interesse non solo in ambito aziendale ma anche scientifico: il Marketing Sensoriale (o “sensory marketing”). 

Con questa espressione, si fa riferimento a un insieme di “tattiche” che coinvolgono i sensi umani per creare connessioni emotive più profonde tra brand, prodotti e consumatori, garantendo un’esperienza sempre più unica e memorabile (Krishna, 2011). 

Nonostante l’uso dei sensi abbia sempre fatto parte delle strategie di marketing fin dagli anni ’50, il concetto di “Marketing Sensoriale” o “Multisensoriale”, noto anche come “Sensehacking”, ha preso forma quando i professionisti di branding e marketing si sono concentrati specificamente sull’utilizzo degli stimoli sensoriali. L’obiettivo era comprendere come questi stimoli potessero influenzare le percezioni di un prodotto o di un’esperienza d’acquisto, e di conseguenza, le intenzioni e i comportamenti d’acquisto (i.a. Spence, 2021). 

La trasformazione del marketing sensoriale, che ha portato all’evoluzione del termine verso “multisensoriale”, comprende anche l’aspetto multimodale del fenomeno. In questo contesto, i diversi sensi vengono coordinati in varie situazioni d’acquisto o, più ampiamente, nella fruizione di un servizio. Il dottor Spence, un noto psicologo britannico che guida il gruppo di Ricerca Cross-modale specializzato nell’integrazione di informazioni attraverso diverse modalità sensoriali, ha recentemente esaminato come sfruttare il potere dei sensi nel settore dell’hospitality management per aumentare l’attrattiva delle offerte di lusso, considerando la forte concorrenza di fenomeni come Airbnb (si veda Spence, 2022).

Partendo dal presupposto che i sensi umani svolgono un ruolo fondamentale nel comportamento d’acquisto dei consumatori, nei primi anni di applicazione, l’obiettivo principale del marketing sensoriale era quello di incrementare le vendite. Tuttavia, oggi c’è una prospettiva diversa. Per molte aziende, creare un legame duraturo tra il consumatore e il brand è diventato cruciale tanto quanto generare acquisti immediati. Nel creare esperienze sensoriali coinvolgenti, oltre che abbracciare una visione olistica del brand, il marketing sensoriale considera la percezione umana e in particolare la sua soggettività una componente chiave nella strategia commerciale delle aziende.

Il Marketing Sensoriale: uno strumento per comprendere e influenzare le emozioni

Le strategie di marketing sensoriale consistono in un uso mirato dei sensi per costruire una brand identity o promuovere prodotti e servizi. Questo approccio coinvolge una serie di tecniche e tecnologie progettate per stimolare i sensi dei consumatori. L’obiettivo principale non è solo comprendere le loro emozioni, ma anche tentare di fare leva su di esse grazie all’effetto di queste stimolazioni sensoriali positive.

L’approccio sensoriale nel marketing nasce, infatti, dall’idea che le esperienze sensoriali possano avere un impatto significativo sul comportamento umano. Utilizzando elementi come suoni, odori, gusti, texture e colori, le aziende cercano di creare un’esperienza coinvolgente e memorabile per il consumatore. Questa tattica mira a differenziare il prodotto o il marchio nel mercato altamente competitivo, affrontando le sfide emergenti e contribuendo al successo a lungo termine (Erenkol & Merve, 2015). 

Questa strategia si basa sulla comprensione che il cervello umano è “cablato” per rispondere in modo emotivo e istintivo agli stimoli sensoriali (Bortolotti, 2022). È chiarissima, quindi, l’importanza di coinvolgere tutti i sensi umani, poiché in questo modo è possibile creare una percezione unica di un prodotto rispetto ai suoi concorrenti, contribuendo in modo significativo alla creazione di un vantaggio competitivo psicologico per il prodotto sul mercato. 

I Cinque Sensi nel Sensory Marketing

Per quanto spesso ci piaccia credere il contrario e considerarci creature “evolute” e “complesse”, i presupposti (e l’efficacia!) del Marketing Sensoriale ci ricordano in modo assolutamente inequivocabile e inconfutabile la nostra appartenenza al regno animale. Sin dai primi istanti di vita e lungo l’intero percorso esistenziale, infatti, per ogni creatura dotata della capacità di sensazione, i sensi costituiscono il principale mezzo di interazione con il mondo.

Neanche l’homo oeconomicus più razionale sarebbe in grado sfuggire alle proprie percezioni e sensazioni, negando o contrastando l’azione di quei recettori sensoriali che gli organismi senzienti hanno sviluppato e affinato nel corso di milioni di anni di evoluzione.

Questa costante interazione sensoriale con l’ambiente circostante rende questi stimoli un potente strumento per influenzare il comportamento umano. Tuttavia, per sfruttare appieno questo potenziale, è cruciale acquisire una comprensione profonda del funzionamento di ciascun senso nella sua individualità.

Proveremo ad esplorare in maniera isolata un senso alla volta, illustrando le possibili opportunità di applicazione specifiche all’interno del contesto trattato. Tale approccio permetterà di cogliere appieno le sfumature e le possibilità uniche offerte da ciascun senso, contribuendo così a una strategia più efficace di coinvolgimento sensoriale.

Vista

La vista è in assoluto il senso più utilizzato nel marketing: i colori, il design dei prodotti e degli imballaggi, i loghi e le immagini sono tutti elementi visivi che possono influenzare le percezioni dei consumatori e le loro scelte d’acquisto (Bortolotti et al., 2023).

D’altronde, la vista è uno dei sensi più potenti e cruciali nell’esperienza umana e, di conseguenza, anche nei nostri processi decisionali e di acquisto. È il primo senso attraverso il quale entriamo in contatto con il mondo intorno a noi, analizzandone tutti gli elementi visivi ed estetici (come i nostri colleghi di Umana Analytics hanno illustrato in questo articolo sull’importanza del packaging). Inoltre, la connessione tra il cervello e gli occhi è incredibilmente veloce, e sono sufficienti appena alcuni millisecondi per identificare visivamente un oggetto nel proprio campo visivo (Posner et al., 1976). 

All’interno del marketing sensoriale, il visual marketing si concentra su elementi visivi come colore, luce, tema, grafica e disposizione spaziale, che insieme contribuiscono alla creazione e alla valutazione dell’identità del marchio. 

In particolare, il colore è uno degli aspetti principali nel marketing visivo. I consumatori percepiscono i colori in modo subliminale, creando associazioni e modellando opinioni prima ancora di rendersene conto consapevolmente (Bortolotti et al., 2023). La percezione dei colori può variare da persona a persona e può cambiare nel corso della vita di ciascun individuo (Bortolotti et al., 2022). 

Tuttavia, i colori hanno anche significati simbolici, spesso radicati nelle tradizioni culturali, che possono influenzare la percezione.

Pensiamo al diffuso fenomeno del “greenwashing“; pratiche adottate da aziende per ottenere un’immagine “verde” senza apportare cambiamenti sostanziali nelle loro pratiche ambientali. Questa strategia, nata negli anni ‘70 e ‘80 per distogliere l’attenzione da impatti ambientali negativi, si manifesta principalmente attraverso elementi visivi come loghi e etichette verdi, packaging sostenibili e immagini ecologiche. Scopo principale: creare un’associazione mentale con la natura e la sostenibilità, anche se il prodotto non ha attributi distintivi in tal senso.

Uno studio italiano (Boncinelli et al., 2023) ha mostrato come la semplice presenza di elementi di colore verde nella confezione di un prodotto alimentare (nel caso specifico, una barretta di cioccolato) sia sufficiente renderlo una scelta preferibile rispetto alla concorrenza agli occhi del consumatore. Studi simili condotti in Cina (Pan et al., 2021) e Iran (Seifollahi, 2023) hanno confermato l’efficacia del greenwashing, rispettivamente, nell’orientare le intenzioni di acquisto “sostenibile” nei consumatori O2O (“offline-to-online”, ossia da sito o app online a negozio fisico) e nell’attirare e mantenere i clienti più attenti all’ambiente attraverso la costruzione di un’immagine eco-sostenibile.

Come denunciato da Greenpeace (2023), il fenomeno del greenwashing è particolarmente diffuso tra i brand di abbigliamento “fast fashion” (ossia caratterizzati da una produzione rapida e da costi contenuti), che sfruttano colori, packaging ed etichette green, auto-dichiarandosi “responsabili” o “sostenibili”, ma senza fornire le opportune informazioni a supporto di tali affermazioni.

Colore e Brand Identity

Una scelta accurata dei colori non serve solo ad attirare l’attenzione su un determinato prodotto, ma può contribuire a plasmare positivamente l’identità del brand e a suscitare sentimenti positivi nei clienti, oltre a facilitare il riconoscimento del marchio stesso. 

Non ci credi? 

Prova a visualizzare mentalmente l’immagine di una bevanda in una lattina rossa, un gioiello in una confezione turchese, e una tavoletta di cioccolato con un incarto viola

Potrebbe trattarsi di prodotti di qualunque brand, ma siamo prontə a scommettere che nella tua mente sono comparse una lattina di Coca Cola, una scatolina di Tiffany e una tavoletta Milka (o Cadbury, se vi sentite particolarmente internazionali).

L’uso dei colori può anche influenzare altre percezioni sensoriali, come il collegamento tra colore e profumo o tra colore e suono (Spence et al., 2010). Ad esempio, la combinazione di un colore specifico con un profumo particolare può creare una connessione sensoriale coerente. Inoltre, la scelta del colore può influenzare la percezione del peso, dell’area o del volume di un oggetto. 

L’intensità della luce è un altro elemento importante nell’esperienza visiva (Siniscalco et al., 2022): l’illuminazione in un negozio, ad esempio, può contribuire a creare un’atmosfera piacevole per i clienti e attirare l’attenzione sui prodotti esposti.  

Udito

L’udito è uno dei primi sensi a svilupparsi negli esseri umani e gioca un ruolo fondamentale nella sua vita fin dalla fase prenatale. Già nella dodicesima settimana di gestazione, infatti, il feto è in grado di distinguere vibrazioni e risonanze, anche se le orecchie non sono ancora completamente formate, e alla 25ª settimana il sistema uditivo diventa funzionale (Graven e Browne, 2008). 

La vita umana è costantemente pervasa da una vasta gamma di informazioni uditive alle quali le persone sono esposte ogni giorno: i suoni hanno la capacità di attivare la parte emotiva del cervello, generando sentimenti ed emozioni che influenzano l’umore di una persona. Questo processo avviene in modo inconscio e costante.

Noi esseri umani viviamo in simbiosi con i suoni, che a loro volta contribuiscono notevolmente a plasmare le dimensioni individuali della nostra esistenza. Inoltre, abbiamo la capacità di memorizzare a lungo determinati suoni, richiamandoli in associazione a ricordi legati al momento in cui li abbiamo uditi per la prima volta.

Nel contesto del marketing sensoriale, l’udito è rappresentato dal marketing audio (Bruner, 1990). Gli esperti di marketing sfruttano da tempo il potere dei suoni per influenzare positivamente l’esperienza del consumatore. Ad esempio, il suono “croccante” delle patatine che si spezzano o della bibita che si apre può stimolare il desiderio di consumare il prodotto (Zampini & Spence, 2004). 

Ma non si tratta solo di suoni o rumori che richiamano la nostra esperienza d’uso: anche la scelta della musica di “sottofondo” può orientare le nostre scelte, grazie al suo potere di creare un’atmosfera coinvolgente. Ricordate l’effetto del priming “musicale” durante la degustazione di vino? Ne abbiamo parlato qui.

Le aziende, consapevoli dell’impatto notevole che musica e suoni possono avere sulle emozioni dei consumatori, creano jingle o melodie riconoscibili per le loro pubblicità, che diventano inconfondibili con il marchio. Un esempio classico viene, anche in questo caso, dal brand della famosa bibita in lattina rossa, che a partire dal 2010 ha realizzato, come parte della sua sponsorship della coppa mondiale di FIFA, intere canzoni promozionali espandendo e riarrangiando il proprio celebre jingle (nello specifico: Wavin’ flag di K’naan, The world is ours di Aloe Blacc e David Correy, Colors di Jason Derulo). 

Altro esempio è quello della riconoscibilissima suoneria dei cellulari Nokia, onnipresente nei primi anni 2000, tanto da superare in notorietà il brano da cui era tratta inizialmente (il Grand Vals del compositore spagnolo Francisco Tárrega).

Musica e shopping: il marketing sensoriale tra gli scaffali

La musica scelta accuratamente nel contesto di uno store può migliorare l’atmosfera generale e promuovere un senso di appartenenza dei clienti all’ambiente, e può perfino influenzare la percezione del tempo trascorso nel negozio: se ai clienti piace la musica in sottofondo, avranno l’impressione di aver trascorso meno tempo nel negozio. Per questo motivo, molte catene nel settore della ristorazione o del retail (centri commerciali, supermercati, negozi in franchise ecc.) hanno le proprie stazioni radio in store, con playlist curate per mettere a proprio agio clienti e dipendenti (Areni & Miller, 2012).

Anche il ritmo della musica può influire sulla percezione del tempo (Yalch & Spangenberg, 2000): la musica veloce -andante- può accelerare la percezione del tempo oggettivo, mentre la musica lenta può avere l’effetto opposto. 

A differenza degli strumenti visivi, la musica è spesso giudicata più efficace e memorabile. Anche se i clienti potrebbero non essere in grado di disegnare il logo di un marchio a memoria, molto probabilmente saranno in grado di riconoscere e ricordare alcuni toni o melodie del suo logo audio.

In un famoso caso che non possiamo non ricordare parlando di stimoli uditivi e jingle viene addirittura citato tra i primi esempi di nudge (o forse sarebbe meglio dire sludge, dato il fine principalmente pubblicitario della tattica utilizzata). Si tratta del caso del jingle ‘Plop plop, fizz fizz’. Negli anni ’70, i dirigenti di Alka Seltzer, anticipando l’economia comportamentale, consultarono uno psicologo per incrementare le vendite delle compresse effervescenti. L’innovativa strategia consisteva non solo nel mostrare in uno spot un bicchiere con due pasticche anziché una, suggerendo implicitamente l’uso di due compresse. La gestualità quasi rituale di questo comportamento venne rinforzata ed enfatizzata grazie all’uso del suggestivo ritornello “Plop plop, fizz fizz“, che enfatizzava l’azione doppia sia a livello sensoriale che mnemonico (ne abbiamo parlato approfonditamente qui). 

Olfatto

L’olfatto è stato, per anni, il più “sottovalutato” dei sensi. Studi condotti tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni del Duemila hanno evidenziato come, per la maggior parte dei partecipanti, perdere completamente la capacità di percepire gli odori sarebbe comparabile alla “perdita del mignolo del piede sinistro o dell’udito da un orecchio” (Wrzesniewski, McCauley e Rozin, 1999) o, in generale, la perdita dell’olfatto sarebbe meno grave rispetto alla perdita di uno qualsiasi degli altri sensi (Schifferstein, 2006).
Tuttavia, l’olfatto è un potente stimolatore di emozioni e ricordi e riveste un ruolo di primaria importanza nel contesto del marketing sensoriale. Molte aziende, oggi, sfruttano gli odori per creare un’associazione positiva con i propri prodotti (e noi ne abbiamo parlato qui).

La stretta correlazione fisica e neurale fa sì che le informazioni percepite attraverso l’olfatto siano conservate nella memoria per periodi più lunghi rispetto ad altre sensazioni sensoriali. Inoltre il profumo può evocare emozioni legate ai ricordi individuali di ciascun individuo (Murphy et al., 1997). 

L’olfatto può essere impiegato in due categorie fondamentali all’interno del marketing sensoriale: la prima riguarda l’introduzione del profumo direttamente nel prodotto, influenzando direttamente la decisione d’acquisto del cliente, la seconda categoria si concentra sull’uso degli odori nello spazio, dove l’ambiente è impregnato di una fragranza specifica per creare un’atmosfera particolare. 

Il marketing sensoriale di Felce Azzurra: la campagna “100 anni di profumo”

Ci sono prodotti che sono progettati con un profumo specifico, o che vengono associati a un marchio particolare, contribuendo a definirne l’identità e a differenziarli dalla concorrenza.

La campagna “100 anni di profumo” di Felce Azzurra punta proprio su questo: la riconoscibilità e l’unicità del profumo che caratterizza questo brand ormai da un secolo. Lo spot realizzato in occasione del centenario rimarca come questo profumo accompagni gli italiani da generazioni. 

Un profumo di “pulito” che abbiamo imparato a conoscere sin dalla più tenera età, nelle nostre case, sui nostri vestiti, sulla nostra pelle: ogni prodotto Felce Azzurra, infatti, sia esso un detersivo, un deodorante o un sapone, condivide gli stessi inconfondibili intrecci olfattivi.

Shopping “profumato”: un buon odore ci porta a spendere di più?

L’uso di fragranze gradevoli all’interno di un negozio può spingere le persone a spendere di più. L’odore, infatti, può influenzare la percezione del luogo stesso e dei prodotti in vendita, oltre a poter influenzare il tempo di permanenza dei clienti nel negozio.

Tuttavia, è importante che la scelta della fragranza non sia “lasciata al caso”: in base al tipo di effetto che si vuole generare nel potenziale cliente, può essere opportuno scegliere stimoli olfattivi diversi (es: profumo di cioccolato o pane appena sfornato per stimolare la fame e promuovere prodotti alimentari, profumi freschi e floreali per promuovere cosmetici o prodotti per la pulizia, ecc.). 

Sempre qui, abbiamo esplorato gli effetti di profumi congruenti o incongruenti rispetto al prodotto.

Gusto

Per le aziende alimentari e delle bevande, il gusto è naturalmente un elemento chiave del sensory marketing. Il senso del gusto, infatti, è un elemento fondamentale nel nostro rapporto con il cibo e il mondo circostante.

Secondo Krishna (2013), gli esseri umani sono in grado di distinguere cinque gusti principali: dolce, acido, salato, amaro e umami. Tuttavia, la precisione con cui percepiamo questi gusti dipende in gran parte dalla collaborazione dei cinque sensi in una prospettiva multisensoriale. Quando non possiamo sperimentare l’odore o l’aspetto di un alimento, diventa notevolmente più difficile distinguere il sapore di alimenti diversi.

Questa interazione tra i sensi è un elemento chiave nella nostra percezione del gusto. Nel contesto del marketing sensoriale, gli stimoli gustativi mirano a migliorare la percezione della qualità dei prodotti da parte dei consumatori e a creare nuove fonti di ispirazione che influenzeranno la loro immaginazione e l’esperienza gustativa.

Il cibo e le bevande sono spesso associati a ricordi positivi, il che sottolinea l’importanza del gusto nel marketing. Le degustazioni e gli assaggi sono tecniche comuni per coinvolgere i clienti e influenzare le loro decisioni di acquisto, creando una “esperienza complessa” piacevole.

A tal proposito, un esempio classico è il “Provençal Rosé Paradox”: con il suo colore rosa pallido e i deliziosi sapori di frutti di bosco estivi, il rosé della Provenza è diventato sinonimo della regione. Se sei stato nel sud della Francia, il vino potrebbe esserti piaciuto così tanto che hai deciso di acquistarne qualche bottiglia da portare a casa e gustare con gli amici. Ma nonostante abbia un sapore incredibile sotto il sole estivo francese, probabilmente lo stesso vino non avrà mai lo stesso sapore in una fredda notte d’inverno in Gran Bretagna (Spence, 2017).

La tendenza attuale nel marketing del gusto è quella di esplorare sfumature molto sottili e connessioni non convenzionali in termini di sapore e composizione dei prodotti alimentari. Questo si manifesta attraverso combinazioni di gusto originali e creative, come menta con abete rosso o rosa con litchi, per esempio. Il marketing del gusto va oltre il semplice gusto del cibo ed è una sinergia di tutti e cinque i sensi, compresi aspetto visivo, odore, suono e percezione tattile, che si uniscono per creare un’esperienza gustativa completa. 

La relazione tra gusto e colore è anche un aspetto interessante nel marketing del gusto: le persone spesso associano certi gusti a sfumature di colore, ad esempio il dolce con il rosso o l’acido con il verde. Questo legame tra colore e gusto gioca un ruolo significativo nella progettazione del packaging del prodotto  (Bortolotti, 2023).

Tatto

Anche il senso del tatto può essere coinvolto nel sensory marketing. La texture di un prodotto, la sensazione di toccarlo o di indossarlo può influenzare le decisioni di acquisto. 

Il senso del tatto è cruciale per lo sviluppo dei bambini, e continua a mantenere la sua importanza anche in età adulta, rappresentando il nucleo della percezione e la base della comunicazione con il mondo circostante. Nel contesto del marketing sensoriale, il senso del tatto viene impiegato con lo scopo principale di rafforzare l’identità e l’immagine del brand attraverso l’interazione fisica e mentale con il cliente. 

Il tocco, e la sensazione generata, dei prodotti li rende più memorabili e aumenta la probabilità che i clienti sviluppino una connessione positiva con essi. L’atto di toccare un prodotto è stato riconosciuto come un gesto importante nel processo d’acquisto. La possibilità di entrare in contatto fisico con un prodotto avvicina il cliente ad esso e può influenzare notevolmente la sua decisione di acquisto e stimolare acquisti impulsivi. Questo può spiegare perché alcuni prodotti sono più difficili da vendere senza la possibilità di toccarli, ad esempio online.

Gallace e Spence (2010) rilevano il “bisogno del tatto”, affermando che le persone con una maggiore necessità di toccare i prodotti hanno meno probabilità di preferire lo shopping online rispetto a coloro che attribuiscono meno importanza alla percezione tattile. 

Questa necessità di tocco può essere suddivisa in due dimensioni: strumentale ed egoistica. Le persone con un bisogno strumentale più elevato desiderano toccare i prodotti per ottenere informazioni rilevanti sul prodotto, mentre coloro con un bisogno egoistico si concentrano sull’aspetto sensoriale del tatto come fonte di piacere (Gallace & Spence, 2010). 

Questa tendenza ha portato i produttori a cercare costantemente materiali che suscitino il desiderio dei consumatori di toccare e utilizzare i loro prodotti. Un esempio è Microsoft, che ha da poco sviluppato mouse e tastiere per computer con superfici in similpelle che offrono una piacevole sensazione al tatto, andando oltre le tradizionali superfici in plastica.

Conclusioni

Il sensory marketing è una strategia potente per coinvolgere i consumatori in modo emotivo e creare connessioni durature con i brand. Sfruttando i cinque sensi umani, le aziende possono creare esperienze uniche che influenzano positivamente le decisioni di acquisto dei consumatori. 

Il marketing tradizionale presuppone che i consumatori considerino sistematicamente fattori concreti del prodotto come prezzo, caratteristiche e utilità; il marketing sensoriale, al contrario, cerca di utilizzare le esperienze di vita e i sentimenti del consumatore. Queste esperienze di vita hanno aspetti sensoriali, emotivi, cognitivi e comportamentali identificabili. 

Il marketing sensoriale dimostra che le persone, in quanto consumatori, agiscano secondo i propri impulsi emotivi più che secondo il proprio ragionamento oggettivo. In questo modo, un efficace sforzo di marketing sensoriale può portare i consumatori a preferire un determinato prodotto ad un’alternativa analoga ma meno costosa.

L’applicazione del marketing sensoriale ai processi di costruzione del marchio è diventata una strategia essenziale nel competitivo mercato globale. Questo approccio offre alle aziende la possibilità di differenziarsi dalla concorrenza e di creare relazioni emotive più profonde con i clienti. In un mondo in cui i consumatori sono costantemente bombardati da informazioni e scelte, stimolare i sensi attraverso il marketing sensoriale diventa un modo efficace per catturare l’attenzione e creare connessioni durature.  Il marketing sensoriale non è solo una tattica di vendita, ma una filosofia che coinvolge tutti i sensi per offrire un’esperienza di acquisto unica.

Questo approccio richiede una conoscenza approfondita del mercato e dei clienti, così come la capacità di adattarsi in modo creativo per soddisfare le esigenze dei consumatori. Molte aziende di successo hanno già adottato questa strategia, rafforzando la propria identità aziendale e la fedeltà dei clienti.

Quindi, la prossima volta che acquisti un prodotto o entri in un negozio, fai attenzione ai tuoi sensi: potresti essere vittima di un efficace strategia di sensory marketing. 

✅ Revisione a cura di: Roberta De Cicco e Serena Iacobucci
✅ Editing a cura di: Sara Ferracci

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Autrici e Autori

Francesca Bellante è una dottoranda in Business and Behavioral Sciences presso l’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara, con un background in Scienze della Comunicazione e Informatica Umanistica. I suoi interessi di ricerca includono il benessere organizzativo e, in particolare, la promozione della creatività nel contesto aziendale.


Alessandro Bortolotti è psicologo e PhD in Business & Behavioral Sciences. Esperto in processi cognitivi, Alessandro si occupa di sviluppare un progetto di ricerca sulla percezione del colore nel marketing e nelle decisioni d’acquisto.

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